L’Arte Teatrale: lo spazio magico dove mettersi la maschera per smascherarsi
Condotto da Giovanna Lotti psicologa e attrice teatrale
Giovanna Lotti fiorentina inizia la formazione di teatro fin da bambina presso l accademia dei piccoli a Firenze in seguito con Pietro Bartolini attore e regista oggi fondatore dell’ accademia di teatro di Firenze, consegue poi il diploma di attrice professionista allo stabile di Genova. Affianca al lavoro teatrale la formazione come psicologa e frequenta un corso di formazione in teatro terapia con Walter Orioli a Padova. Approfondisce lo studio della persona nella dimensione interiore con la pratica della Meditazione d dello Yoga. Conduce laboratori teatrali dal 2005.
In questa esperienza di laboratorio il gruppo viene accolto e invitato ad entrare in uno spazio che potremmo definire ‘magico’ poiché è uno spazio-tempo fuori dall’ordinario, dove ogni giudizio è sospeso, dove nessuno si aspetta che indossiamo la solita maschera quotidiana e recitiamo la solita parte. Qui si può deporre la propria maschera, il proprio ruolo e liberarsi da schemi e pregiudizi.
Potremmo dire che gli incontri proposti rappresentano un po’ l’esperienza di un viaggio. L’arte teatrale sarà il mezzo con cui imbarcarsi per compiere questo viaggio che ci accompagnerà a riprendere contatto con noi stessi e con i nostri mezzi, a conoscere meglio il nostro strumento il corpo, poi la nostra voce per poter suonare le sue corde…le emozioni. La meta del viaggio è quindi ricongiungerci a noi stessi e provare a riportare unità e integrazione tra quelle parti che ci fanno vivere frammentati, alienati in un continuo disagio d’identità.
Se si sceglie di partire… non resta che dire… buon viaggio!
Primo incontro. Io gli altri e il corpo…questi sconosciuti!??!
Questo incontro in particolare ha come tema il corpo, con cui l’uomo oggi è sempre meno in contatto e in armonia. Come il protagonista di Uno nessuno e centomila (Pirandello, 1926) ci si trova spesso in situazioni in cui ci si accorge di non conoscere veramente neanche il nostro corpo e le sue parti, cioè le cose che più intimamente ci appartengono. Non essere più in contatto con il corpo rende difficile anche mettersi in contatto con l’altro: nel corpo ci sono infatti i più naturali mezzi espressivi. Riappropriarsi del corpo vuol dire riappropriarsi delle possibilità espressive e tenere così aperto uno dei canali più importanti nella comunicazione, ovvero la comunicazione non verbale.
Secondo incontro. Il qui ed ora: attenzione, ascolto, rapporto con l’altro
Questo incontro ha come tema il qui ed ora che porta poi a riflettere sul proprio grado di reale presenza, e promuove l’ ascolto di se stessi e degli altri. È quindi un incontro sulla consapevolezza. La coscienza è un fenomeno intermittente quindi molto oscillante ed è bene chiedersi quanto e quando siamo realmente coscienti.
Terzo incontro. Il corpo racconta: metodo mimico
Questo incontro si ispira al lavoro con il metodo mimico di Orazio Costa, con lo scopo di portare la persona a impadronirsi di nuovo dell’espressività immediata e spontanea del proprio corpo, quella stessa immediatezza propria del bambino in uno sviluppo funzionale. Nell’adulto tutto è mediato dalla mente che esercita nella maggior parte un controllo che può giungere fino a bloccare la spontaneità con pregiudizi e schemi. Spesso la dissociazione dell’adulto dal proprio corpo è dovuta alla troppa mentalizzazione: in realtà il corpo, se non bloccato, ha una sua intelligenza e capacità totalmente spontanee, e non mente. Infatti, con un gioco di parole si potrebbe dire che la ‘mente’ spesso ‘mente’, e spingendo ad atteggiarci secondo schemi, modelli e pregiudizi ci allontana dalla nostra vera autenticità. Questi esercizi aiutano a riacquisire immediatezza e a riportare in armonia la persona, che fa maggior esperienza di equilibrio tra corpo e mente.
Quarto incontro. Il corpo continua a raccontare…ha mooolto da dire!
Dopo aver portato a termine il lavoro sul metodo mimico iniziato la volta precedente il resto dell’incontro sarà condotto da Valentina De Santis, psicologa e esploratrice delle risorse nell’arte della danza. Valentina ci guiderà a esplorare, attraverso il corpo danzante, emozioni più profonde e a sperimentare insieme una dimensione in cui la condivisione di un movimento si fa veicolo di mondi interni non verbalizzabili.
Quinto incontro. Giù la maschera: ‘verità e finzione’
Questo incontro ha come tema il vero e la finzione e ha lo scopo di portare alla consapevolezza di quante maschere si indossano anche quando si crede d’esser veri. Questo è uno degli incontri che più conduce alla consapevolezza di indossare maschere, di cui si fa talmente abitudine da divenirne inconsapevoli e arrivare all’identificazione con falsi sé. Ci si accorgerà di quanto ciò che si fa sia condizionato dal sapere d’essere guardati. Quindi si potrà sperimentare sia quanto di se stessi sia condizionato dal giudizio esterno, per come si vuole apparire agli altri, sia quanto invece sia condizionato dal proprio giudizio interno, dall’immagine che ognuno ha di sé.
Sesto incontro. La parola nasce dal corpo
Questo incontro ha come tema la voce e la sua esplorazione. Ci si può rendere conto di quanto spesso sia bloccata o almeno di quanto spesso non si usi la propria voce, ma una voce non in armonia rispetto a sé e al proprio corpo. Lo scopo, oltre la presa di consapevolezza, è quindi riarmonizzare corpo e voce.
Settimo incontro. C’era una volta e poi ecco me
In questo incontro, si comincia ad utilizzare alcune tecniche, così come vengono utilizzate nella Drammaterapia. Tramite il processo drammatico proiettivo, ogni persona vivrà il paradosso del me e non me. Il mezzo usato sarà la narrazione di storie. Sia che narri, che drammatizzi o che ascolti una storia, una persona adeguatamente distanziata, sarà in grado di liberare l’emozione e riconoscere aspetti della propria vita, che sono simili a questo o quel personaggio di tale storia.
Ottavo incontro. Me nel passato e nel presente
In questo incontro dopo aver provato sempre più ad avvicinarsi al nostro sé si proverà a raccontarsi o riraccontarsi ripercorrendo ognuno la propria storia… entrando in punta di piedi insieme in ciò che ci piace condividere. Useremo poi come sempre l’arte teatrale per accompagnarci in questa esperienza.
Nono incontro. Attraverso Shakespeare: la conoscenza del personaggio
Come diceva Stanislavkij (1954) e come si è visto fino ad ora attraverso gli esercizi proposti, il teatro è un processo di conoscenza di sé in due sensi: la conoscenza del personaggio attraverso sé e la conoscenza di sé attraverso il personaggio. Lo scopo di questo incontro è lavorare col teatro, con la struttura fissa di un breve scambio di battute tratte dall’Otello di Shakespeare, ed attivare la consapevolezza di questo processo.
Decimo incontro: Il silenzio e lo spazio vuoto
In questo incontro inizialmente si rispetterà il più assoluto silenzio fin da quando si entra nello spazio di laboratorio. Nel silenzio si fonda e prende vita ogni parola. Lo spazio vuoto è principio di ogni creazione (Brook 1968). Il silenzio e il vuoto spaventano eppure sono necessari ad ogni rinascita; spaventano anche perché si teme di non sentirsi più vivi , collegano con la morte. E la morte fa paura. Eppure la paura della perdita, il non lasciar andare ciò che non si vuole perdere, bloccano spesso la vita, tanto da farci vivere come morti quando ancora siamo vivi. Il silenzio nel nostro caso preparerà una breve esperienza di creazione sul tema della maschera. La maschera ha un grande potere di trasformazione direttamente collegato alle sue fonti antropologiche e teatrali: la maschera e il trucco del volto hanno le loro radici in pratiche magiche e sciamaniche. In quanto oggetto da indossare la maschera è un elemento proiettivo fra i meno distanzianti. Coprendo il volto il corpo può essere visto in modo nuovo e divenire più sciolto e più propenso a muoversi, ed inoltre la maschera è un espediente proiettivo che nasconde sì, ma per rivelare poi aspetti della persona, normalmente rimasti inespressi. Con la maschera occorre fare amicizia pian piano, talvolta incute un certo imbarazzo. Ma si può intanto fare qualche esperienza col trucco, che è una particolare forma di mascheramento con cui molti hanno molta più familiarità, dato l’uso quotidiano che spesso se ne fa.