Mindfulness, Ascolto Profondo e Regola del Senso di Sicurezza

Teoria Neurofisiologica Polivagale 

Il nostro funzionamento interiore, direttamente collegato agli stati emozionali, psicologici  e alla nostra fisiologia, pone l’accento sull’organizzazione  gerarchica delle risposte nervose di difesa in base al livello di pericolo percepito nell’ambiente o psicologicamente! 
Il livello di pericolo o di sicurezza è rilevato grazie alla neurocezione (la rilevazione, istintiva e inconsapevole, del livello di rischio percepito nell’ambiente o nella circostanza).
Quando nell’ambiente, esterno, ma anche interno, a livello neurocettivo viene rilevato pericolo, insicurezza, vengono attivate le strategie di protezione evoluzionisticamente più antiche, sistema nervoso autonomo Simpatico, legate alla mobilizzazione fisiologica, corporea, intesa come attacco o fuga.
Se necessario, in percezioni più estreme, vengono attivate risorse ancora più antiche, sistema nervoso autonomo Parasimpatico Dorso Vagali che portano a blocco e vari livelli di dissociazione.
Questo è assolutamente valido nelle relazioni!
Il vissuto di SICUREZZA veicolato dalla relazione, di cui la neurocezione è la principale custode, rappresenta l’aspetto fondamentale per cui, se non rilevato istintivamente, ha luogo in noi stessi l’attivazione di strategie psicologiche e fisiologiche di auto-protezione più inconscie, quindi automatiche!
Al contrario, così, la sensazione di sicurezza interiore dell’ambiente, veicolata attraverso la relazione, è in grado di attivare nell’organismo il Freno Ventro Vagale (sistema nervoso Parasimpatico), che neutralizza le risposte di auto-protezione automatiche e stimola risposte auto-compassionevoli (Porges 2017).
Nella relazione con sé stessi e con l’altro, quindi, risulta fondamentale la dimensione istintiva della Sicurezza e il senso di Protezione per facilitare l’accesso alle vie fisiologiche del Freno Ventro Vagale che consente la disattivazione delle risposte difensive nervose, emotive, organiche.
Il sistema nervoso autonomo avrà informazione di non dover attivare gli organi e le energie interiori per implementare risposte di difesa, sfida contro l’ambiente o se stessi, ma di partecipare al processo in atto con energie positive ed evolutive che hanno la natura peculiare della compassione, della consapevolezza aumentata e della creatività innata.
Anche nell’ambito di sintomi psicopatologici e fisici l’accesso alle vie Ventro Vagali agevola l’emersione di stati di compassione verso di sé (Svendsen et al. 2016), ciò favorisce la comparsa di uno degli aspetti più importanti della Teoria Polivagale, ovvero riuscire a sentire (non solo a comprendere razionalmente) il sintomo come un’auto-protezione adattiva che ha protetto il paziente fino a quel momento della sua vita, e non come un nemico da eliminare nei tempi più rapidi, come talvolta può accadere in vari ambiti di trattamenti  terapeutici standard che rischiano di veicolare implicitamente al paziente il messaggio che il suo comportamento, o lui come persona, finora è stato inadeguato e che necessita di cambiare (Schermuly-Haupt et al. 2018).
Ciò a cui si invita è portare al centro dell’attenzione nelle circostanze relazionali, la neurocezione, per ciò che sente istintivamente il corpo e, quindi, per quell’80% di fibre nervose sensoriali che vanno a definire la quasi totalità dei vissuti interiori delle persone. 
L’auspicio è che questa evidenza scientifica, di ampio respiro clinico anche, riesca a stimolare un ripensamento e una riorganizzazione di una parte sostanziale dei processi relazionali, della cura e recupero dalle malattie, di attenzione al mondo psicologico, terapeutico e medico, ma anche, in senso più ampio, a livello ospedaliero e nei contesti deputati all’insegnamento.
Fonte: 
Presentazione di Andrea Poli, Università di Pisa Centro Clinico Verdi (CCV), Prato Scuola Cognitiva di Firenze (SCF), Firenze. Psicologo, Psicoterapeuta, PhD in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.

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