Hatha Yoga

Hatha Yoga: Lo Yoga delle polarità, del corpo e della mente

Yoga e leggenda

L’esperienza dello Yoga come disciplina del corpo e della mente volta a costruire una situazione esistenziale e di coscienza superiore a quella ordinaria è verosimilmente adombrata nelle icastiche immagini di alcuni sigilli dell’antica civiltà dell’Indo, databili alla seconda metà del terzo millennio a.C. ritrovati nella città di Mohenjo Daro. La figura rappresentata, assisa in una postura Yogica, potrebbe essere la divinità Siva, Adinatha, il primevo Maestro, al quale la tradizione fa risalire la prima enunciazione dell’Hatha Yoga.
La leggenda narra che Siva descrisse a Parvati, sua consorte, lo Yoga, sulla sponda del mare. La Dea si addormentò durante questa enunciazione e Siva incontrò una donna che desiderava ardentemente avere un figlio, il Signore le donò del cibo, promettendole che avrebbe avuto discendenza. La donna, però, non solo non ne mangiò, ma lo gettò in un letamaio.
Dattatreia1I fatti e le parole del Signore Siva furono uditi e raccolti da Avalokitesvara, la divinità protettrice del Nepal, che si trovava là in forma di pesce accanto alla riva. Proprio per questo fatto da allora egli fu conosciuto come Matsyendra-Natha (Signore dei pesci), depositario della scienza dello Yoga.
Dopo dodici anni passò per il medesimo posto Matsyendra-Natha il quale chiese a quella donna che ne fosse stato del bambino che avrebbe dovuto avere. Informato dell’accaduto le comandò di andare a scavare là dove aveva gettato il cibo , e proprio in quel posto ella scoprì un ragazzino dodicenne che fu chiamato Goraksa, dal termine ghora, che significa sudiciume. Egli ebbe da allora come maestro Matsyendra e la sua vita divenne tutto un susseguirsi di azioni miracolose. Figlio di un dono di Siva egli raggiunse un’eccezionale maestria con lo Yoga, ottenuta attraverso una terribile disciplina, e divenne il leggendario Goraksa-Natha.
La potenza yogica di Goraksa-Natha era superiore perfino a quella di Siva ed è adombrata in una moltitudine di leggende della tradizione Yogica.
Così come è legato ad un intreccio mitico-storico, Goraksa è associato alla realtà geografica. Templi a lui dedicati si trovano in molte città sacre indiane soprattutto nell’India settentrionale.
Si potrebbe prospettare a livello storico, uno scenario che vede intorno ai secoli XI-XII, nelle regioni nord-occidentali dell’India, un aggregarsi di elementi Sivaiti e Hatha yogici per opera di vari maestri legati alla tradizione dei Natha Yogin tra i quali Goraksa fu uno dei più rappresentativi.

La scuola dei Natha

Lo Yoga è una scienza sperimentale e verificata, che è stata modificata ed ampliata nel corso di molti secoli proprio grazie alle realizzazioni e alle nuove sperimentazione degli antichi Yogin.
I principali testi dello Hatha Yoga ci forniscono varie discendenze di Maestri che da bocca a orecchio hanno tramandato l’insegnamento, questo fil rouge della tradizione collega i più recenti maestri con il primo enunciatore, lo stesso Siva.
La tradizione dello Hatha Yoga, e in particolare quella relativa al più famoso testo antico dello Hatha Yoga, Hatha Yoga Pradipika, è definita come dottrina dei Natha.
La parola Natha significa Signore, Maestro, ed era usata come appellativo di coloro che avevano raggiunto i vertici dello Hatha Yoga e ne erano divenuti le Guide spirituali. In questa dottrina Siva è dunque conosciuto come Adinatha, il Primo Maestro, il Signore Primevo e Goraksa Natha riveste una particolarissima importanza essendo considerato l’autore del Goraksa-sataka il testo più antico e importante dello Hatha Yoga, che influenzò la tradizione e tutti i testi successivi compreso lo Hatha Yoga Pradipika.

Hatha Yoga Pradipika

Lo Hatha Yoga Pradipika (“La lanterna dello Hatha Yoga”), elaborato dallo Yogin Svatmarama, consiste di quattro capitoli conosciuti come UPADESHA (UPA: vicino; DESHA: spazio), cioè la conoscenza donata dal Maestro al discepolo a contatto ravvicinato.
Con l’appellativo di UPADESHA, la tradizione voleva significare che questo tipo di conoscenza doveva essere appresa direttamente da un Maestro, sedendosi accanto a lui il più vicino possibile.
Mentre nello Yoga Sutra di Patanjali il percorso Yogico è composto di Otto Strutture o membri, nello Haha Yoga Pradipika è composto di cinque membri fondamentali (Asana, Pranayama, Mudra, Bandha, Samadhi).

Svatmarama, nel primo capitolo, spiega prima di tutto lo scopo del percorso Hatha Yogico e la sua “linea di trasmissione”, quindi la qualità e le condizioni del posto dove si deve praticare.
Poi vengono enunciati gli Yama e Niyama (restrizioni e osservanze) e innanzitutto vengono esposti gli Asana, le posture Yogiche, “… poiché le Asana costituiscono il primo membro dello Hatha Yoga, rendono il corpo stabile, sano, leggero, portano l’equilibrio tra mente e corpo e sviluppano l’energia vitale nell’uomo” (Hatha Yoga Pradipika, 17 – I).

Il secondo capitolo consiste nella descrizione preliminare dei sei atti purificatori del corpo per eccesso di grasso o flemma, gli Satkarman (dhauti, vasti, neti, trataka, nauli, kapalabhati), poi segue la descrizione del secondo membro dello Hatha Yoga, gli otto Pranayama, controllo del respiro, “Quando il respiro è instabile, la mente è instabile, quando il respiro è stabile, la mente è stabile e lo yogin raggiunge la quiete, perciò è necessario controllare il respiro”. (Hatha Yoga Pradipika, 2 – II).

Il terzo capitolo consiste nella descrizione dei Mudra, dei Bandha e di Kundalini (ambito che fa da cerniera tra lo Hatha e il Kundalini Yoga), “Come il Signore dei serpenti è la Terra, con i suoi monti e le sue foreste, allo stesso modo Kundalini è il supporto di tutte le pratiche dello Yoga. Di conseguenza con ogni sforzo si perseveri nella pratica dei mudra per risvegliare la Signora, (Kundalini), addormentata alla porta di Brahma”. (Hatha Yoga Pradipika, 1,5 – III).

Il quarto capitolo parla di alcuni Mudra avanzati e principalmente del processo del totale controllo mentale, del Samadhi, del Raja Yoga, “Raja Yoga, Samadhi, Unmani (condizione al di là della mente), Manonmani (estinzione e superamento del concetto mentale), Amaratva (immortalità), Laya (riassorbimento mentale), Sunyasunya ( vuoto e pure non vuoto), Parapada (situazione suprema)…. sono tutti sinonimi.
Lo Yogin immerso nel Samadhi non è più consapevole né dell’odore, né del sapore, né della forma, né del tocco, né del suono, né di se stesso, né d’altri.
Colui nel quale la mente non è addormentata né sveglia, è libera dai ricordi e dall’oblio, non perisce né sorge, costui è invero un Liberato
”. (Hatha Yoga Pradipika, 3, 109, 110 – IV)

I segni di perfezione basilare in Hatha Yoga sono:
• il corpo diventa snello,
• il linguaggio eloquente,
• gli occhi si fanno chiari e luminosi,
• il corpo si libera dalle malattie e dall’obesità,
• il fluido seminale viene gradualmente portato sotto il controllo volontario,
• i poteri digestivi aumentati, la psiche e i canali energetici purificati, l’energia vitale straordinariamente potenziata.

Linea di trasmissione dello Hatha Yoga

“A cominciare da costoro, i perfetti Yogin percorrono liberamente l’universo, dopo che hanno sconfitto la morte grazie alla potenza dello Hatha Yoga. Essi conobbero la scienza dello Hatha Yoga e anche lo Yogin Svatmarama potè apprenderla grazie a loro:
il Santo Adinatha, Matsyendra, Samara, Anandabahairava, Caurangi, Mina, Goraksa, Virupaksa, Bilésaya, Manthana, lo yogin Bhairava, Siddhi, Buddha, Kanthadi, Korantaka, Surananda, Siddhapada, Carpati, Kaneri, Pujyapada, Nityanatha, Niranjana, Kapalin, Bindunatha, Kakacandisvara, Allama, Prabhudeva, Ghodacoli, Tintini, Bhanuki, Naradeva, Khanda – Kapalika.

Asana
Attraverso la pratica approfondita di queste posture si diventa capaci di distruggere la natura animale del corpo e di vivere in perfetta armonia con i tre regni: Minerale, Vegetale e Animale. Le Asana sono un passo fondamentale per preparare il corpo e la mente alla Meditazione.

Rilassamento: “La postura è stabile e agevole”, “Ciò si ottiene con la costante ricerca del rilassamento dello sforzo e l’immedesimazione con l’infinito” (Patanjali, “Yoga Sutra” – Libro del metodo). Solo quando la postura diviene stabile, priva di tentennamenti, con l’utilizzo del minimo sforzo necessario, essa partecipa realmente alla natura dello Yoga.
La postura yogica non deve comportare sforzo: comporta anzi lo scioglimento dello sforzo presente, dilatando inoltre la mente nell’infinito si supera il senso di costrizione corporea che può essere fonte di disagio e contrazione.

Respirazione: in tutte le posture, se non indicato diversamente, si deve respirare profondamente e lentamente. La durata delle Asana deve essere aumentata gradualmente.

Sguardo: gli occhi devono essere chiusi o socchiusi, diretti al centro del capo, nel sesto Cakra. Se gli occhi sono aperti, lo sguardo deve essere assolutamente fermo, poiché, se gli occhi vagano, la mente si distrae.
Concentrazione: la concentrazione, o meglio l’adesione profonda della mente all’atto presente, al gesto, alla postura e al corpo, è il fattore strutturale. La concentrazione è la sempre più perfetta consapevolezza dell’attimo presente che permette di “sperimentare profondamente” la fusione totale tra mente – corpo – respiro.

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